Aumento tasse locali 2019: cosa succede a Imu, Irpef e Tari

Aumento in vista per le tasse locali 2019. Da quest’anno infatti, con lo sblocco delle aliquote, è possibile intervenire sulla leva fiscale. Vediamo quanto emerso da un monitoraggio del centro studi della Uil e quanto è stato pagato nel 2018.

C’è tempo fino al 30 aprile per l’approvazione dei Bilanci previsionali 2019 da parte dei Consigli Comunali, ma al momento cosa sta accadendo sul fronte delle tasse locali 2019? Secondo una prima rilevazione del Servizio Politiche Territoriali Uil, aggiornata al 10 aprile, sulle tre maggiori imposte e tasse dei Comuni (Imu/Tasi, Irpef comunale e Tari), pur non essendo molti i Municipi che stanno rivedendo le aliquote e le tariffe, si tratta comunque sempre di ritocchi di peso.

Non vi sono molti aumenti per quanto riguarda l’Imu/Tasi, si agisce di più sul versante delle addizionali comunali Irpef, mentre è più variegato il quadro che riguarda la Tari. Oltre ai rincari si registrano anche alcune riduzioni. Per quanto riguarda le città capoluogo, non sono molte quelle che hanno apportato modifiche, perché la stragrande maggioranza aveva già portato il livello della tassazione al massimo, prima del blocco triennale delle aliquote.

Nel 2018 tra Imu/Tasi, Irpef comunale e Tari il gettito medio pro capite è stato di 1.340 euro annui. In particolare, per l’Imu/Tasi altri immobili l’esborso è stato di 814 euro medi annui; per l’Irpef comunale si sono pagati 224 euro medi; per la Tari 302 euro medi.

A Roma l’esborso medio è stato di 2.267 euro medi; a Torino di 1.952 euro; a Genova 1.923 euro; a Milano 1.888 euro; a Napoli 1.791 euro.

Complessivamente, nelle casse dei Comuni nel 2018 sono entrati 34,3 miliardi di eurodi cui:

  • 21 miliardi di euro per l’Imu/Tasi;
  • 4,6 miliardi di euro per l’addizionale comunale Irpef;
  • 9 miliardi di euro per la Tari.

Aliquote Imu 2019

Alla data del 10 aprile risultano essere 28 i Comuni che hanno rimodulato le aliquote al rialzo, soprattutto quelle che riguardano alcune tipologie di immobili, tra cui 4 città capoluogo (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino).

In particolare, ad Avellino l’aliquota per le seconde case e altri immobili sale dal 10,5 per mille al 10,6 per mille; a Torino si modificano alcune aliquote e, in particolare, l’aliquota sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 per mille al 7,08 per mille, mentre, quella a canone libero, dal 8,6 per mille al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l’aliquota sale dal 4,6 per mille al 6 per mille; a Pordenone sui negozi sfitti l’aliquota sale al 10,6 per mille.

Di segno opposto le scelte fatte a Firenze, dove l’aliquota per le case affittate a canone libero scende dal 7,6 per mille al 5,7 per mille; mentre a Grosseto e Pavia scende rispettivamente dall’8,6 per mille all’8 per mille e dal 10,6 per mille al 9,6 per mille.

Aliquote Irpef 2019

Più gettonati gli aumenti delle aliquote delle addizionali comunali Irpef, dove esistono maggiori margini di aumento: su 2.352 Comuni, che hanno comunicato le loro scelte, 250 di essi (il 10,6% del totale) hanno scelto di aumentare le aliquote e di rimodulare le esenzioni abbassandone la soglia, tra questi 5 città capoluogo di provincia (Mantova, Rimini, Barletta, Avellino, Trapani).

A Barletta l’aliquota sul primo scaglione di reddito (15mila euro) passa dallo 0,2% allo 0,5%; quella sul secondo scaglione di reddito (fino a 28mila euro) passa dallo 0,4% allo 0,6%; quella fino a 55mila euro di reddito passa dallo 0,6% allo 0,7%. Ad Avellino l’aliquota passa dallo 0,7% allo 0,8%, confermando la soglia di esenzione a 15mila euro. A Trapani la soglia di esenzione viene ridotta da 13mila euro a 10mila euro. Mantova e Rimini hanno, invece, deciso di abbandonare l’aliquota “piatta” per il sistema degli scaglioni progressivi di reddito. A Mantova fino allo scorso anno c’era l’aliquota dello 0,4% e da quest’anno si applicheranno aliquote comprese tra lo 0,38% e lo 0,8%. A Rimini dallo 0,3% dello scorso anno si passa ad aliquote comprese tra lo 0,55% e lo 0,8%.

Oltre ai rincari ci sono Comuni (75) che hanno scelto di diminuire il carico fiscale tra cui Bologna e Forlì. A Bologna la soglia di esenzione passa dai 14mila euro dello scorso anno ai 15mila euro di quest’anno; a Forlì la soglia è stata portata a 15mila euro a fronte degli 8mila dello scorso anno; tra i Comuni che hanno scelto di non ritoccare le aliquote (perché erano già al massimo) e di non rimodulare le soglie di esenzioni ci sono Roma, Milano, Torino, Bari, Venezia.

Tariffe Tari 2019

Dalla rilevazione della Uil su una famiglia con abitazione di 80 mq e quattro componenti emerge che, su 54 città capoluogo analizzate, 24 di esse hanno aumentato la Tari, 18 l’hanno diminuita e 12 hanno mantenuto inalterate le tariffe.

In particolare, a Imperia l’aumento è del 15,7% rispetto allo scorso anno (53 euro medi); a Pisa del 8,9% (39 euro medi); a Trieste del 6,9% (21 euro medi); a Padova del 6,2% (14 euro medi); a Udine del 5,9% (11 euro medi). Aumenta la Tari, anche a Napoli del 3,1% (13 euro medi); a Genova dello 0,8% (3 euro medi); e a Torino dello 0,7% (2 euro medi).

Diminuisce, invece, del 22,2% ad Arezzo; del 5,8% a Cesena; del 4,1% a Grosseto; del 3,1% ad Ascoli Piceno; e del 3% a Ragusa; a Venezia del 2,6%; a Firenze e Cagliari del 1,5%.

Tra le 54 città capoluogo a Pisa quest’anno si pagheranno mediamente 478 euro annui; a Napoli e Cagliari 447 euro; ad Asti 434 euro; a Messina 433 euro.

Resta invariata a Bari, Roma, Milano, Bologna. A Bari l’esborso medio sarà pari a 380 euro; a Genova 358 euro; a Milano 342 euro; a Venezia 342 euro; a Torino 326 euro; a Roma 308 euro; a Palermo 281 euro; a Firenze 235 euro e a Bologna 228 euro.